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Tappa

7

Sabato 12
Luglio 2025

150 km
Dislivello 3850 mt

Tudor Partenza tra

G ::

Fermignano -

Monte Nerone

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info tecniche

Tappone di montagna composto da un crescendo di difficoltà senza veri tratti di respiro tra esse. La prima di continui saliscendi porta dopo Apecchio alle pendici del Monte Nerone di cui si scala la prima parte fino a Pian di Trebbio. Si scende quindi verso Pianello per scalare in successione le brevi salite di Moria, Passo la Croce, Valico di Sitria e il Valico di Croce Avellana. Finale attraverso Frontone, Cagli e Secchiano per affrontare nuovamente la salita verso Pian di Trebbio dove iniziano gli ultimi 8 km molto impegnativi (oltre l’8% medio) che portano all’arrivo.
Ultimi km
Ultimi chilometri interamente in salita su strada di montagna con diversi tornanti. Pendenze media attorno al 9% con massima fino al 12%. Rettilineo di arrivo di circa 150 m su asfalto.

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Fermignano

Panoramica

Cittadina che diede i natali al famoso architetto rinascimentale Donato Bramante, al quale è dedicata l’omonima Galleria d’Arte Contemporanea e la biblioteca comunale, Fermignano è di origine romana, è posta sulla sponda sinistra del fiume Metauro e vanta un piccolo ma significativo centro storico.

Gastronomia

In tavola con Fermignano inizia il comprensorio dell’Alta Valle del Metauro, pertanto un tour storico-culturale non può che essere accompagnato da un altrettanto interessante itinerario del gusto, alla scoperta dei prodotti tipici locali e dei  piatti tipici di Fermignano e della zona circostante, come le tagliatelle fatte a mano, la crescia sfogliata, piccione ripieno piatto tradizionale preparato per le occasioni speciali. Crescia brusca al formaggio, cappelletti in brodo, passatelli asciutti e in brodo, coratella di agnello, agnello fritto.  Come dolce, la crostata con composta di amarene di Cantiano. Tartufo la zona è rinomata per il tartufo, che viene utilizzato in molti piatti, come tagliatelle e frittate. Casciotta d’Urbino formaggio DOP prodotto con latte ovino e vaccino servito con la crescia.

Vini/Bevande

Bianchello del Metauro DOC è il vino più caratteristico della zona, oltre al vino Colli Pesaresi DOC, il vino di visciole e la birra artigianale.

Punti di interesse

Fermignano è di origine romana, è posta sulla sponda sinistra del fiume Metauro e vanta un piccolo ma significativo centro storico, dove si susseguono le sue architetture più belle: la Torre medievale delle Milizie, il bellissimo ponte a tre arcate che attraversa il fiume Metauro, il museo dell’architettura e i lavatoi, con una vista mozzafiato sulla suggestiva cascata.  Ogni angolo in questo borgo merita una visita, dai suoi vicoli e piazzette di quello che fu il castello di Fermignano, fino alla Chiesa Santa Maria delle Grazie e sito archeologico gallerie romane, lungo la via Flaminia, all’interno della Riserva Naturale Statale Gola del Furlo. Di Fermignano famosa fu la cartiera voluta dai Duchi Montefeltro di Urbino, poi sostituita dal Lanificio Carotti e che probabilmente diede a questa cittadina un’impronta di viva realtà industriale che ha saputo conciliare nel tempo la sua operosità con il rispetto per la cultura e le cose dell’arte. L’ex Lanificio Carotti è oggi un esempio attuale di rigenerazione urbana, da setificio a centro culturale polifunzionale.

Monte Nerone

Panoramica

Le Alte Marche sono uno scrigno di luoghi magici. Esplorando questa terra abbracciata all’Appennino, si scoprono poetiche montagne, boschi incantati, cascate e ruscelli dalle acque cristalline, panorami mozzafiato. Le esperienze che il territorio offre sono all’insegna della natura più autentica. Passeggiando lungo i sentieri o pedalando lungo la Ciclo Appenninica Alte Marche (CAAM), si incontrano scorci unici e antichi borghi dove gustare le bontà locali. Uno di questi è Apecchio, la porta tra Marche e Umbria, che copre un territorio immerso tra distese di boschi, prati e sorgenti, sul Monte Nerone con la sua splendida frazione di Serravalle di Carda. Sentieri e percorsi attraversano il territorio dai panorami suggestivi, per chi ama il contatto con la natura e lo sport all’aria aperta. Luogo di incontro di tutte le civiltà, sono ancora presenti tracce di insediamenti Umbri, Etruschi, Romani e Celtici fino a quelle del dominio dei conti Ubaldini che hanno governato questa terra dal Quattrocento al 1752, lasciando in eredità il maestoso Palazzo Ubaldini, in Piazza San Martino, che rappresenta uno dei punti di riferimento delle Alte Marche per l’arte antica. Apecchio è certificato Bandiera Arancione del TCI.

Gastronomia

Qui la terra è generosa e regala materie prime eccellenti che, curate e preparate secondo una tradizione di ricette tramandate e di sperimentazione, restituiscono una rosa di specialità davvero unica. L’enogastronomia delle Alte Marche è frutto di un’eredità antica. Altrettanto preziosa è l’Alogastronomia che si è sviluppata nei tempi più recenti grazie alla passione e alla professionalità di birrifici e ristoratori locali.

Apecchio vanta ben tre specialità De.C.O. (Denominazione di Origine Comunale): il Salmì del Prete, il Bostrengo di Apecchio e la Coratella d’Agnello di Serravalle di Carda, splendida frazione arroccata sul Monte Nerone.

Il Salmì del Prete è un piatto della tradizione apecchiese a base di cacciagione riproposto oltre quarant’anni fa dalle abili cuoche locali, e, da allora, viene cucinato costantemente nei ristoranti e nelle case di Apecchio.

Il Bostrengo è un dolce tipico di tutte le Marche, ma ad Apecchio ha trovato la sua massima ispirazione. Inizialmente era un dolce dei poveri, veniva chiamato anche “svuotacredenza” poiché, appunto, per farlo si usava un po’ tutto quello che c’era in casa. La ricetta del Bostrengo di Apecchio, rimasta invariata dalle origini, è stata tramandata nei secoli dalle massaie che preparavano il dolce. Oggi è ormai una prelibatissima eccellenza, protagonista anche nel mondo dello sport. È infatti lo snack del ciclista.

La Coradella d’Agnello di Serravalle di Carda è ormai famosa quanto la piccola frazione abbracciata al Monte Nerone. Prodotta davvero a Km 0 attira numerosi appassionati del buon cibo e della natura incontaminata che circonda i vari punti di ristoro di Serravalle.

Altre specialità caratteristiche sono i Cugni con i fagioli (un particolare tipo di pasta all’uovo fatta a mano) e i Bastoncelli all’anice (tradizionale dolce locale).

Vini e Bevande

Apecchio è, ormai per molti, sinonimo di birra artigianale: sede dell’Associazione Nazionale Città della Birra, qui nasce l’Alogastronomia, che attraverso la ristorazione locale abbina sapientemente la cucina tradizionale, il sapore intenso del tartufo e la birra d’eccellenza. Il grande segreto è che nel suo territorio sgorga acqua purissima direttamente dal Monte Nerone e il clima è ideale per la produzione di orzo di qualità.

Queste caratteristiche hanno dato impulso alla fondazione di diversi Birrifici Artigianali di alto livello, in grado di combinare questi elementi e trasformarli in una vera e propria eccellenza. È nato così il progetto Apecchio Città della Birra che ha consacrato il piccolo paese delle Alte Marche come Capitale Nazionale della Birra Artigianale. Quello che rappresenta ormai il fenomeno della birra artigianale a livello universale è testimoniato dal fermento che si respira per le strade di Apecchio: qui, questo mondo è diventato la consuetudine ed è nata una vera e propria cultura della birra che accoglie con passione e competenza i tantissimi turisti del settore o anche i semplici visitatori alla ricerca di un’autentica specialità del luogo. Gli apecchiesi hanno anche coniato un nuovo termine per allargare ancor di più i confini di questo universo: l’Alogastronomia.

Punti di Interesse

1) IL CENTRO STORICO APECCHIO

Punto di interesse rilevante nel centro storico di Apecchio è sicuramente il Palazzo Ubaldini, che porta i tratti caratteristici dell’architettura quattrocentesca. La costruzione del palazzo iniziò su progetto di Francesco di Giorgio Martini nel 1477 per volontà del conte Ottaviano II Ubaldini Reggente del Ducato di Urbino e Legislatore di Apecchio, nonché fratellastro del Duca Federico da Montefeltro.

Palazzo Ubaldini presenta un bel loggiato d’onore, formato da otto colonne sormontate da raffinati capitelli ionici, su cui si affacciano le finestre finemente incorniciate del piano nobile. Al centro del colonnato si trova il pozzo o neviera: veniva usato per raccogliere e mantenere la neve quasi per tutto l’anno, a scopo alimentare e per la conservazione dei cibi.

Al piano terra sono ubicati il teatro comunale “G. Perugini” (con soli 42 posti – il più piccolo delle Marche) e la sala di musica, realizzata con soffittatura a volte “a crociera”, ornate con raffinati peducci quattrocenteschi e con un camino con lo stemma dei conti Ubaldini: la testa di cervo con la stella a otto punte. Dal colonnato si possono raggiungere i sotterranei del palazzo che oggi sono la sede del Museo dei Fossili e Minerali del Monte Nerone, che ospita una delle collezioni di ammoniti e materiale paleontologico vario più ricche e interessanti d’Europa. Nel piano nobile del palazzo si trova l’aula del Consiglio comunale e nelle altre sale attigue una interessante esposizione di reperti archeologici di varie epoche rinvenuti sul territorio.

Nel centro storico troviamo anche il quartiere ebraico: dalla seconda metà del 1400 fino al 1631 visse ad Apecchio una piccola comunità ebraica. Sul lato sinistro di Via Gramsci si può ancora vedere ciò che resta del quartiere che era formato da casette basse dove vivevano circa una ventina di famiglie che si riunivano in preghiera nella sinagoga. Fa parte del quartiere anche un Vicoletto lungo 28 metri e largo da un minimo di 37 a un massimo di 42 centimetri, considerato uno dei più stretti tra quelli esistenti in Italia. Era il cosiddetto giro d’aria che separava le case degli ebrei da quelle dei cristiani, questo per eludere il pagamento della tassa prevista nel caso ci fosse stato il contatto tra gli edifici.

La Torre dell’Orologio, detta “el Campanon”, con la sua imponenza costituiva l’ingresso principale per chi giungeva ad Apecchio passando per il Borgo. Ai lati dell’arco di ingresso sono ancora visibili le scritte “concordia praesit”, ovvero “che regni la concordia”. Sopra l’arco campeggia lo stemma della famiglia Ubaldini.

Infine, dobbiamo nominare anche il caratteristico Ponte a “schiena d’asino” – detto “Ponte di Ghighetta“- che sovrasta il fiume Biscubio e che è forse il monumento più caratteristico di Apecchio, unico nel suo genere nella provincia di Pesaro e Urbino. Era il punto di arrivo delle strade che dal circondario giungevano ad Apecchio. ll ponte presenta la particolare forma a schiena d’asino, dovuta al fatto che ogni semi-arcata si appoggia sull’altra, determinando la stabilità di tutta la struttura. Il vecchio ponte fu completamente restaurato e consolidato negli anni Ottanta. Non solo d’interesse storico ma anche artistico, il ponte fu anche ritratto da Raffaello Sanzio nel celebre dipinto “La Madonna del Cardellino”.

 

2) LUOGHI DI CULTO:

Tutto il territorio del comune di Apecchio è ricco di luoghi di culto, tra pievi, chiese e piccoli oratori. Nella piazza antistante a Palazzo Ubaldini si affaccia la Pieve di San Martino, oggi Santuario del SS. Crocifisso, all’interno della quale in una teca, posta sopra l’altare maggiore, è conservato il Crocifisso ligneo del XVII secolo, oggetto di particolare venerazione dopo che – come vuole la tradizione popolare – salvò il paese dal disastroso terremoto del 3 giugno 1781. Sempre all’interno del tempio sono conservati alcuni dipinti del Seicento, tra i quali la “Madonna del Carmelo” attribuita a Giovan Giacomo Pandolfi, e un affresco battesimale attribuito a Giorgio Picchi.

Un’altra pieve si trova nella frazione di Serravalle di Carda, denominata Pieve Matrice di S. Maria Assunta. L’antica pieve risale al secolo XII ed è menzionata in un privilegio di Papa Eugenio III con l’appellativo “in trivio.”  La costruzione è orientata ad oriente, è a croce latina con al suo interno tre altari, si notano nella navata le 13 sepolture rimaste attive fino al 1875, di cui una riservata ai sacerdoti parroci della chiesa davanti al presbiterio ed una ai forestieri appena passata la porta d’ingresso. L’altare di sinistra cinquecentesco fu costruito in pietra locale arenaria a motivi floreali; nella cappella di destra sono riaffiorati dopo i lavori di restauro tracce di affreschi. La tela dell’altare maggiore anch’essa cinquecentesca di un pittore cagliese riporta l’assunzione della vergine con gli apostoli al sepolcro racchiusa entro una ricca cornice a stucco. Il fonte battesimale in arenaria risale al 1610. Dopo la caduta di Napoleone del 1814, venne firmato in questa chiesa l’atto del ripristino del Governo Pontificio nella Comunità di Carda.

Tra le altre chiese che troviamo ad Apecchio c’è la Chiesa della Madonna della Vita, un piccolo edificio cinquecentesco con pianta a mezza croce greca, si trova nel cuore del centro storico di Apecchio. Sulla facciata si trova un affresco della Madonna col Bambino. Al suo interno conserva importanti opere d’arte come il quadro della Madonna Della Vita, posto sull’altare maggiore dipinto dal Picchi. La Chiesa dedicata a Santa Caterina d’Alessandria, martire nel 305 per non aver voluto rinunciare alla sua fede in Cristo, fu costruita intorno al XIII secolo per venerare il culto della Santa Egiziana forse a spese di qualche facoltoso cavaliere reduce dalle crociate. Da Sempre la Santa è considerata la protettrice delle donne nubili in cerca di marito e delle sartine, le cosiddette “Caterinette”. La struttura semplice e soprattutto la parte ipogea testimoniano la sua antichità, poiché tale struttura nacque per riunirsi in preghiera quando era ancora pericoloso farlo. Da menzionare inoltre, la Chiesa di Santa Lucia (XI sec.) e la Chiesa di Santo Stefano ad Osteria Nuova.

 

3) SAN CRISTOFORO DI CARDA E I RUDERI DEL CASTELLO

Il Castello della Carda, di cui oggi rimangono solo i ruderi, è un’antica costruzione le cui prime notizie del risalgono al sec. XII. Il castello, che sotto l’aspetto religioso dipendeva dalla chiesa di S. Cristoforo, era sorto in uno strategico crocevia: lungo la cresta di un monte delimitato da due torrenti tributari del fiume Biscubio, al massimo della sua espansione occupava tutto il crinale dello sperone roccioso del monte Carda Maia, per una superficie di circa 15.000 mq., più esteso quindi del castello di Apecchio.
Nel 1270 è ceduto in enfiteusi dal vescovo di Città di Castello al famoso cardinale Ottaviano Ubaldini, il cardinale ghibellino che Dante confina nei gironi dell’inferno fra gli epicurei insieme con l’Imperatore Federico II.  La conquista definitiva di quest’ultimo castello avvenne però solo nel 1410, con la protezione di Guidantonio da Montefeltro. Illustri personaggi della nobile, inquieta e guerriera famiglia Ubaldini useranno sempre accanto al proprio nome il toponimo di origine “di Carda.”  Il castello e il suo territorio rimangono in mano agli Ubaldini fino all’estinzione del ramo primigenio della casata, che si aggira verso la fine ‘400. Successivamente passa sotto il possesso diretto dei Duchi di Urbino, fino alla fine del ducato stesso del 1631. Passerà quindi alla Legazione Apostolica di Urbino e Pesaro all’interno dello Stato Pontificio fino all’Unità d’Italia. Il castello subì danni irreversibili con il terremoto del 1781, da qui iniziano la decadenza e l’abbandono definitivo.

 

4) SERRAVALLE DI CARDA

Serravalle di Carda, alle pendici del Monte Nerone, si trova a 750 mt sul livello del mare, vicina al confine con l’Umbria, e domina sul leggendario Corridoio Bizantino con un’invidiabile esposizione a mezzogiorno. La storia di Serravalle prende il via attorno all’anno mille, e il paese passa sotto diversi domini: dalla Santa Sede al Comune di Cagli, dagli Ubaldini ai Duchi di Urbino, per poi tornare al diretto controllo della Chiesa. Con l’Unità d’Italia il comune di Serravalle di Carda viene accorpato a quello di Apecchio.
Il borgo oggi, tra le sue principali attività economiche, ha il turismo gastronomico e sportivo, grazie alle numerose attività all’aperto che offre il territorio. Ma Serravalle è anche meta di turismo religioso: il Venerdì Santo, infatti, va in scena un’importante rievocazione storico-religiosa, la Passio, che richiama centinaia di turisti provenienti da tutto il centro Italia.

 

5) MONTE NERONE E PUNTO CAI RIFUGIO CHALET PRINCIPE CORSINI:

Il Monte Nerone, con i suoi 1525 mslm rappresenta un’occasione unica per chi ama il patrimonio naturalistico della nostra Regione. E’ possibile immergersi nella natura incontaminata rilassandosi e godendo di profumi e colori, con bellissimi scorci che appaiono agli occhi del turista quando meno se lo aspetta. Senza poi parlare della vista che si gode dalla cima del massiccio, impagabile nei giorni di bel tempo. Poi, per chi ama godersi in maniera più attiva la natura offerta dal nostro territorio, le possibilità sono molteplici. Si parte dalle passeggiate a cavallo che ripercorrono le vecchie strade battute un tempo dagli anziani, per passare poi a tutte quelle attività che il Monte Nerone, con le sue caratteristiche uniche, permette di offrire. Innumerevoli grotte per gli amanti della speleologia. Strette gole dove poter praticare il torrentismo (o canyoning). Pareti di roccia verticali per gli amanti delle arrampicate. Inoltre la cima del Monte Nerone è anche posto praticato da chi ama lanciarsi con il parapendio. Moltissimi sentieri per la soddisfazione degli amanti del trekking, con percorsi segnalati come quelli del Sentiero Italia o i Sentieri d’Acqua, progetto di valorizzazione della rete sentieristica locale rientrante nel Piano Integrato Locale del Catria e Nerone. Inoltre le strade che portano al Monte Nerone sono da sempre percorse dagli amanti delle due ruote a pedali e delle “scalate” in bicicletta. A testimonianza di questo, basti pensare che per le nostre strade è passata anche la tappa regina del Giro d’Italia del Centenario nel 2009. Per queste peculiarità il nostro territorio è stato inserito anche nei percorsi del progetto Marche Outdoor e in quello della Ciclovia Appenninica Alte Marche (CAAM), un tracciato ad anello in strade a basso indice veicolare. Nel periodo invernale, con la montagna imbiancata di neve, oltre allo sci alpino è possibile fare bellissime ciaspolate.

Sul Monte Nerone a 1290 mslm sorge il Rifugio Corsini che nasce nel 1967 da un gruppo di appassionati dello sci. Negli anni la struttura si amplia e migliora la sua offerta turistica agli appassionati della montagna che aumentano di numero per le cambiate condizioni sociali di vita. La struttura prende il nome dalla famiglia dei Principi Corsini di Firenze, proprietaria ancora oggi del versante della montagna verso Piobbico e che concesse gratuitamente l’utilizzo dei prati. Distrutto da un incendio nel 2017, viene ricostruito e riaperto nel 2021 con tecnologie moderne e sostenibili nelle forme che vediamo oggi. La struttura, oltre alla sala bar e ristorante, con la ricostruzione è stata dotata di camere con 24 posti letto e anche di un bivacco di emergenza. Nel 2023 è stata insignita alla BIT di Milano del premio Best Green Accomodation Italia. Il Rifugio è anche un importante Punto CAI. Altro punto di riferimento per gli escursionisti è il Rifugio La Cupa, noto per le specialità culinarie e la tipica accoglienza di montagna.

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